Governare la comunità

(testo di Francesca Ferrando)

Pioggiola è oggi un comune di 91 abitati situato all’interno della circoscrizione dipartimentale della Haute Corse nel sudest della Balagna. Storicamente faceva parte della Pieve di Giussani insieme ai paesi di Olmi Cappella, Vallica e Mausoleo. Durante il Medioevo, le pievi rivestivano un ruolo nevralgico, in quanto si trattava delle circoscrizioni amministrative e fiscali su cui si basava il governo del territorio. Nel corso dell’età moderna, però, assunsero sempre meno importanza a vantaggio delle singole comunità che vennero incaricate della gestione del territorio, della nomina dei propri amministratori e della ripartizione delle imposte.

Il governo della Comunità alla fine del XVIII secolo

L’assemblea dei capifamiglia eleggeva le cariche pubbliche più importanti. Oltre al podestà, figura di spicco che aveva il compito di rappresentare la comunità, presiedere alle riunioni e giudicare i delitti minori, erano nominati due Padri del Comune che dovevano coadiuvarlo nelle attività quotidiane.
Come emerge dall’analisi del Manoscritto delle delibere (1787-1797), il passaggio al dominio francese non modificò in modo significativo le strutture di governo della comunità, che mantennero la nomenclatura genovese sino al periodo rivoluzionario. A partire dal 1790, le cariche di podestà e di padre del Comune furono sostituite rispettivamente da quella di prefetto e da quella di municipale o notabile, mentre la dicitura maire iniziò a essere usata, alternativamente a quella di prefetto, a partire dal 1792.


In aggiunta a questi ministri, venivano periodicamente nominato un cassiere e due guardiani stipendiati, che avevano il compito di sorvegliare i pascoli e gli alberi da frutto piantati nelle terre della comunità.
Le elezioni avvenivano durante le riunioni dell’assemblea dei capifamiglia che si tenevano nell’Oratorio di San Pancrazio di fronte alla Chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta. Ciascun interveniente scriveva il proprio voto all’interno di un biglietto che depositava in un’urna posta all’estremità dell’oratorio. Quando tutti avevano votato, si passava al conteggio dei voti che veniva svolto da due deputati e dal cancelliere.


Costui doveva compilare i registri e gli atti ufficiali, ma al contrario degli altri ministri non veniva eletto dalla comunità. Il manoscritto dei decreti, infatti, non contiene alcuna indicazione su come erano scelti i cancellieri, né sul loro salario, e ne riporta solo i nomi. Tra il 1787 e il 1797 sono individuabili dieci cancellieri che ricoprirono la carica per periodi molto diversi fra loro. Se alcuni compaiono solo una volta, altri nomi sono citati con più frequenza, come ad esempio il notaio Bonaventura Colombani e i suoi figli Gerolamo, Giovanni e Alessandro.
Le questioni dibattute durante le riunioni dell’assemblea dei capifamiglia riguardavano principalmente la gestione delle terre comuni. Oltre alla messa all’asta per l’assegnazione annuale dei terreni, i capifamiglia decidevano in merito al rifacimento delle strade e ripartivano le imposte fondiarie.

Chiesa e oratorio

(disegno di Alessandro Parodi)

Ultimo aggiornamento 26 Ottobre 2022